Il fascismo non è maschio e non è femmina, non è bianco e non è nero, non è etero e non è gay. Il fascismo sfrutta la forza di inerzia di chi è più forte verso chi è più deboli, e in questa società, più spesso, si tratta di neri, di gay, di donne. Ma non esistono ragioni strutturali per cui una donna non sia fascista, ad esempio. Come non esistono ragioni strutturali per cui una donna nera gay ricca non sia più forte socialmente di un maschio bianco etero povero. Cento anni fa i fascismi si sono nutriti del concetto di identità intesa come “chi sono e da dove vengo” per scacciare la parte debole della società. Oggi riaffiorano perché abbiamo creduto che per difendere i più deboli bastasse fermarsi alle identità di natura di chi statisticamente contava più deboli, finendo per difendere solo i privilegiati di ogni categoria e isolando i poveri di tutte, compresi i maschi bianchi etero che ogni giorno cadono dai ponteggi. L’identità come rivendicazione di chi sei, come è la tua pelle, il tuo sesso, come è chi fisicamente ti assomiglia o viene dal tuo stesso posto dove per caso sei nato, è terreno fertile per il fascismo. L’unica identità di sinistra sta in dove vuoi andare e con chi, che mondo vuoi costruire e perché, e farlo in insieme a chi non ha il tuo colore o i tuoi gusti, non scopa come te e non ha il tuo accento, non è come te. Tornare a mescolarsi e pensare a chi ha di meno in tutte le categorie è l’unico modo per salvarsi insieme, fuori da cui c’è solo una guerra tra ricchi coi follower, mentre i poveri fanno la fame. #fascismo #25 settembre
La verità è che ci meritiamo tutto. Abbiamo ridotto la sinistra italiana a un salotto aristocratico incapace di comunicare con chi ha di meno di noi, abbiamo rimandato ogni occasione per distribuire la ricchezza, abbiamo imitato gli americani in ogni cazzata, abbiamo sostituito il senso di giustizia con il senso di colpa borghese, siamo stati moralisti con i disperati, servi con gli industriali, razzisti con chi viene schiavizzato nei nostri campi e muore sulle nostre coste, inclusivi con chi fa parte di un qualche jet-set, giustizialisti su internet a ritmo di uno scandalo al giorno, incapaci di cambiare una sola legge, di lottare perchè ragazzi di 17 anni non morissero schiacciati da una putrella mentre lavoravano gratis a scuola dentro stabilimenti dove muoiono operai tutti i giorni, abbiamo fatto cavalcare le privatizzazioni, abbiamo lasciato lì senza toccarla la bossi fini, abbiamo sostituito l’ideologia con l’identità, abbiamo parlato di tutte le discriminazione dimenticandoci la più importante cioè quella tra poveri e ricchi, abbiamo parlato solo dei problemi dei ricchi, degli esposti, di quelli con i follower di ogni categoria, abbiamo elevato a problema sociale i commenti sessisti di fragolino79 sotto il post di una donna famosa in un paese in cui in molte regioni se non hai i soldi non abortirai, abbiamo chiamato benaltrismo il rapporto causa effetto, inclusione l’esclusione di chiunque per ragioni economiche – e di conseguenza di scarsa cultura – parlasse peggio di noi. Abbiamo fatto fare a chi ha di meno di noi una vita da disperati invece di riscattarli dalla loro condizione economica, e in più li abbiamo umiliati chiamandoli ignoranti se per rabbia e disperazione dicevano cose brutte. Hanno vinto quelli che faranno fare a chi ha meno di noi una vita altrettanto di merda, ma concederanno loro l’unica libertà in più rispetto alle zero che gli abbiamo concesso noi: quella di fare schifo. #25settembre
In fondo sarebbe potuta finire così. Il freddo sulle guance, l’uno con le mani nelle tasche dell’altra, il naso contro il naso, un angolo di pace dal rumore del mondo qui, tra il collo e la spalla, a ridere delle scemenze sui festoni, delle palle di Natale giganti, di un fiume di gente persa a comprare, comprare, comprare senza sapere quanto è prezioso e gratis il nostro non avere niente, un mondo sotto le coperte, un abisso da abitare, un giorno di neve magari, mentre a letto ci sono 25 gradi, mentre tutto va lento e più lento, mentre speri che si fermi il tempo, mentre non c’eri non aveva senso. Ti va? #natale
Vorrei solo essere in macchina con te, che guidassi tu e io mettessi dylan, per vedere la luce che fanno le tue gambe al sole, la tua faccia concentrata, il collo irrigidito per far sentire la presa della mano sul volante, e la nuca leggera alle mie carezze, alla mia voglia di cantare male, il tuo sorriso trattenuta, la voglia di saltarsi addosso una volta parcheggiato, e poi parlare parlare parlare parlare almeno fino al prossimo autogrill, al prossimo motel che sembra americano, con le locandine dei film degli anni 50 alle pareti, il bar aperto tutta notte, il Gordon che buca la pancia ed il biliardo impossibile, incastrato in modo scemo in una stanza troppo piccola che non ha spazio per tirare con le stecche, oppure giovani tra i vecchi, in una bocciofila per sempre, tu che mangi all’infinito, un uomo basso sui settanta che lascia cadere una boccia e fa un miracolo d’effetto, una signora che mi dice ancora che è l’ennesima vecchia che balla, le capre, gli uccelli, i cani dell’autunno, scopare sulla paglia e il male al culo, e il male al cuore perchè devi ripartire, un po’ morire un po’ sognare, su flixbus sulle tue gambe, una playlist per due e le cuffie in comune che dicono che non possiamo stare troppo lontani, ci pensiamo domani ci pensiamo domani, io ti do la mia testa e tu la tieni con le mani. #autunno @saracamporesi.it
Fanculo le sciarpe, i calzini, i maglioni, i pandori, i canditi, le cuffie, le giacche, le felpe, le cene, le cose, sempre le cose. E viva la musica. Dopo Bologna, Milano, Brescia, Torino e Roma anche Livorno è SOLD OUT. Restano biglietti per sole quattro date del tour club di anteprima de Lo Stato Sociale e per Perugia c’è da sbrigarsi. Io, non vedo l’ora. Voi, saltateci addosso. 24 marzo, Livorno SOLD OUT 25 marzo, Bologna SOLD OUT 31 marzo, Brescia SOLD OUT 7 aprile, Perugia 8 aprile, Roma SOLD OUT 14 aprile, Padova (prevendite non disponibili) 16 aprile, Milano SOLD OUT 20 aprile, Catania 21 aprile, Rende 22 aprile, Molfetta 28 aprile, Torino SOLD OUT biglietti su www.lostatosociale.net #regalidinatale
A chi si sente solo, a chi non sa a chi regalare un concerto, a chi ha un po’ più freddo degli altri, a chi ha la casa vuota, a chi ha lasciato un amore, a chi ha trovato un dolore, a chi un po’ piange ascoltando quella canzone che parla del Natale che non è più Natale da quando non c’è mio padre, a chi riceve solo messaggi con scritto a te e famiglia, chi resta in una città vuota in cui non sa più fare a metà di un gin tonic con nessuno, o in una piena di stronzi che non vedeva dalle medie e che odia, a chi lo sa che l’unica cosa peggiore delle hit estive sono le cover natalizie di cantanti americani in declino, i biglietti a tema, i festoni spenti a metà gennaio, e nessuno con cui dividere il caldo di due mani in una tasca nel freddo della sua vita. Sono con voi, e vi voglio bene. #natale
Questa la situazione a una settimana dall’annuncio. Le date non replicano, se no che anteprima è? C’è da sbrigarsi un po’ ovunque, per intanto grazie dell’amore. Sarà il concerto più semplice, povero, essenziale e pieno di vita e di voglia di essere felici che esista. Non ci frega più nulla di visual, effetti, travestimenti, artifici. Noi, voi, la musica, la voglia di urlarci in faccia che il mondo fa schifo e tocca trovare stando insieme l’energia per cambiarlo. #2023 #lostatosociale #date #soldout
Non ce ne frega più un cazzo, questa è la verità. Come dieci anni fa. Delle radio, delle classifiche, dei numeri, delle vendite. E abbiamo scritto un disco che farà incazzare un po’ di persone, come dieci anni fa. E vogliamo suonarlo nei club in cui suonavamo dieci anni fa, in anteprima, a prezzi popolari, assieme ai pezzi più importanti di questi dieci anni. Un disco che neanche abbiamo finito di registrare. Un disco che non sappiamo quando uscirà. Lo suoniamo solo per chi sarà in quei club, prima degli altri. Niente doppie, niente triple. Niente regole. Vuoi filmare un pezzo e metterlo su YouTube? Puoi. Non ce ne frega un cazzo. Solo noi e voi, sudore e energia, il mondo fuori e a culo tutto il resto. Non vediamo l’ora, sbrigatevi che i posti sono pochi. Saltateci addosso. Sarà bello. L’ATTESO TOUR D’ANTEPRIMA DI UN DISCO BELLISSIMO 24 marzo, Livorno, Cage 25 marzo, Bologna, TPO 31 marzo, Brescia, Latteria Molloy 7 aprile, Perugia, Urban 8 aprile, Roma, Monk 14 aprile, Padova, Pedro 16 aprile, Milano, Magazzini Generali 20 aprile, Catania, MA 21 aprile, Rende, Mood 22 aprile, Molfetta, Eremo 28 aprile, Torino, Hiroshima Biglietti su lostatosociale.net @garrincha.dischi @islandrecords_it @antennamusicfactory @helpmediapr
La verità è che me lo immagino così, da mesi. Alla fine un bacio è una metafora, come un cartello che dice casa. L’amore più grande della mia vita non è stato una donna, ma quattro maschi disastrosi con cui scambiarsi sguardi complici in mezzo a un delirio di presa bene. La mia casa non ha serrature ma transenne, un impianto per suonare e un mare di ventenni che mi urlano in faccia le parole che scrivevo in cameretta io quando avevo vent’anni. Il mio treno è un furgone che taglia l’Italia in autostrada ricordandomi che le canzoni sono fatte soprattutto di chilometri e di errori. E poi ci sei tu, vaffanculo. Tu che fai un senso a tutto questo girare. Per amore, solo per amore. Domani ho una notizia da darvi, e sono emozionato come non capitava da un po’. Ti va? #live
Oggi esce un film a cui ho voluto e voglio bene, un film che non mi fa odiare il Natale, il che, per un figlio unico di figli unici senza più nonni non è poco. Un film fatto in mezzo si monti d’estate, tra spaghettate di notte e risate vere sul set, con gli aneddoti di Diego che durano delle cene, le birre alla stazioncina con Michele, gli occhi di Francesco pieni di sincerità e Viola che in due film nel giro di un anno mi fa dire: ho trovato un’amica. Che poi, classifiche o no, premi o no, ho scoperto che è la cosa che il cinema sa regalare. Una cosa divertente che rifarò molto presto. Da oggi su @primevideoit E insomma, buon Natale. #improvvisamentenatale
Avevo 15 anni e facevo casino, volevo che mi notassero, volevo fare rumore, volevo essere guardato forte almeno quanto mi sentivo inguardabile, volevo raccontare delle storie ma non ne avevo neanche una buona, volevo essere come siamo tutti su internet, egocentrici, vittimisti, caustici, memetici, mai autocritici, portatori di traumi, accentratori, vanitosi, infelici, urlatori, spudorati. Tutto quello che siamo quando vogliamo dire qualcosa per sentirci ascoltati ma in fondo non abbiamo nulla da dire. Non abbiamo una buona storia. A pochi metri da quel liceo c’era un teatro in cui si raccontavano delle storie, e questo dava un senso alla voglia che avevano di stare su un palco quelli che le raccontavano. Una vita dopo sarò su quel palco, da stasera a domenica, per raccontare una storia talmente efficace che sono 70 anni oggi che continuano a metterla in scena. Da stasera a domenica, pochi biglietti rimasti, teatro duse, dietro casa, Bologna, trappola per topi di Agatha Christie. Vieni a vedere un disadattato con una buona storia in mano. #bologna #casa
Ti diranno di non splendere, pensavo. Ti avevo lasciata facendo un gran casino come il coglione che sono, tu eri più intelligente di me e volevi cambiare il mondo e io forse volevo soltanto essere ascoltato. Non ci parliamo da allora, e io mi vergogno ancora molto di non aver salvato nulla, di aver fatto tutto male e di essere stato scemo. Ti ho pensata molti anni dopo mentre scrivevo una canzone che in fondo parla di come io sia meglio fino quando non mi conosci, eri più bella come ipotesi. Ho voluto credere che tu non abbia smesso di splendere. Di ridere con la tua bocca grande, con i tuoi milioni di denti, di salvare la vita a chi ha a malapena quella, di lottare con una ostinazione tutta calabrese, di incazzarti, di piangere, di saperti prendere per il culo, di ricordati che non siamo solo vittime o solo carnefici, ma anche esseri umani, almeno fino a quando proviamo davvero a restare tali. A volte dei versi fanno il giro è questo mio augurio verso di te, da uno con cui non parli più, è finito nella testa e sulla pelle di gente che ha altre storie, che vive altre lotte. Mi piace pensare che sia la tua rabbia e il tuo amore ad aver fatto volare lontano queste quattro parole, mentre quaggiù tra noi resta solo il silenzio. #eripiubellacomeipotesi
Sei la somma di tutti i treni che ho perso, di tutti gli esami che non ho passato, di tutte le città in cui non ho vissuto, di tutte le canne che non ho fumato, di tutti i lunedì che non ho passato a letto, di tutti gin tonic non bevuti, di tutte le canzoni che mi pareva parlassero di te, di tutte le albe che non ho visto, di tutti i messaggi buffi perduti in telefoni rotti, di tutte le volte che non ho guardato la vita negli occhi, di tutti i giorni in cui non ho avuto il coraggio di scriverti, per dirti che a forza di sommare tutte queste cose, non sapevo più fare a meno di te. #matematica
La maggior parte delle persone che incontrerai se ne fotterà di te, altri ti giudicheranno per come scopi, o mangi, o pensi, o ami, o ti vesti, per quanto arrivi in ritardo, perché piangi, hai gli attacchi di panico, tremi, perché per te la vita non è una gara, il lavoro non è tutto, per i piercing, i tatuaggi, i capelli blu, la botte che ti si vedono addosso che ti diranno ti sei cercata, per i silenzi infiniti, i messaggi non risposti, i polsi che tremano, le tue paure. E sarai sola quasi sempre, quasi sempre, quasi sempre. E non c’è alcuna precauzione utile per evitarlo. Tu sii diversa, buttati, fatti male, non pensare, affronta il mondo a cuore aperto e non rimpiangere mai un cazzo. Il mondo è pieno di stronzi che non sanno guardarsi in faccia, tu non concederti di essere meno coraggiosa di loro. #instagram #stronzi
Ti meriti un amore che ti voglia sempre svestita ma che non dica come vestirti, che sappia avere dolcezza nella forza e fermezza nel proteggerti dalle parole della gente, che ti scaldi la notte ma non chiuda la porta a chiave, che ci sia quando è importante e che lo chieda e te senza aspettarsi mai che sia scontato, che sappia darsi a te ricordandosi che l’amore non è un contratto e nessuno è di proprietà di nessuno, con cui tu sappia di poter scherzare su tutto perché non ci sarà mai una battuta detta per farti sentire una povera cogliona, che sappia fare l’amore forte come ti piace ma sappia aspettarti quando la tua testa è tutta altrove, che sappia darti consigli anche duri senza farti sentire giudicata, che ti faccia sentire felice quando mangi ma sia disponibile per una dieta solidale se ci tieni, che a volte sia geloso ma che si ricordi che la sua insicurezza non è una tua responsabilità, che sia un buon amico anche se dovesse finire ma non faccia il matto per averti indietro come un pacco postale, che sappia alzare la voce quando si litiga senza mai farti sentire minacciata ma semplicemente dentro una lite tra due che si vogliono bene, che faccia le sue cazzate perché niente è più disumano e noioso della perfezione ma sappia chiedere scusa e accettare l’eventualità che non basti, che non creda di comprarti con un regalo ma si ricordi di portarti le mozzarelle se è stato a Napoli, che ti voglia bene come sei ma anche per la persona che sarai domani o dopodomani o chissà. Non è facile, ma se sai che te lo meriti in fondo sei a metà strada. Ti meriti un amore. Semplice. #natale
Di la c’è un teatro pieno, e stasera comincia un nuovo tour. Il primo di una serie di teatri pieni. E sono ormai più di dieci anni, lo giuro, che io sento il brusio delle persone di la, che ha un suono se è un teatro, un altro se è un club, se è un palasport o una piazza. E tutte le volte mi chiedono “ma che ci sono venuti a fare qui? Ma sono pazzi? Perché mai venire a vedere me?” E giuro che non mi sono ancora dato una risposta, e forse quando la saprò smetterò. L’altro giorno un’attrice mi scriveva che doveva andare a trovare una persona che ama, che non sta tanto bene. “Vado a fare il pagliaccio” diceva, per distrarlo un po’. Le ho risposto “questo siamo”. Mi ha risposto “questo siamo”. Adesso vado di la e provo a strapparvi un sorriso, un brivido, un respiro, un pensiero, un dubbio, un sogno, un inciampo nella linea retta della vita che la fa sembrare degna di essere vissuta, poi voi tornate a salvare le vite, a fare le cose importanti, e io vi aspetto qui a chiedermi che ci fate, e scusarmi del disturbo con qualche battuta. Vieni in tour a vedere di nascosto l’effetto che fa. #debutto #trappolapertopi Biglietti per le date nei circuiti o presso i teatri
Da ragazzino, a scuola, mi menavano. Credo che fosse perché volevo stare al centro dell’attenzione ma non sapevo come fare. Per tutta la vita ho imparato come stare in scena, pensando che così non mi avrebbero menato. Ma non è così. La tv, i soldi, chi ti vuole ricattare, anche lì ti menano. Resta solo il palco. Trappola per topi è una storia di persone che sono state menate dai genitori, dalle aspettative, dall’educazione, e che recitano per non sentire le botte. Venite a teatro. Sarà bello TRAPPOLA PER TOPI di Agatha Christie 5-6/11 Teatro Comunale, Carpi (Mo) 8/11 Teatro Sociale, Mantova 10-13/11 Teatro Rossetti, Trieste 15/11 Teatro Sociale, Cittadella (Pd) 16/11 Teatro Il Maggiore, Verbania 18/11 Teatro Dei Differenti, Barga (Lu) 19-20/11 Teatro Degli Animosi, Carrara 22/11 Teatro Metropolitan, Piombino 23/11 Teatro Verdi, Santa Croce Sull’arno (Pi) 24/11 Teatro Signorelli, Cortona (Ar) 25-27/11 Teatro Duse, Bologna 29/11 Teatro Degli Illuminati, Citta Di Castello (Pg) 30/11 Tealtro Ballarin, Lendinara (Ro) 2/12 Teatro Comunale, Benevento 3-4/12 Teatro Garibaldi, Santa Maria Capua A Vetere 6-7/12 Teatro Fusco, Taranto 15/12 Auditorium Vivaldi, Jesolo (Ve) 16/12 Teatro Verdi, Gorizia 17/12 Teatro Comunale, Belluno 2023 7-8/1 Teatro Crystal, Lovere (Bg) 2/2 Teatro Giotto, Borgo San Lorenzo (Fi) 3-4/2 Politeama, Genova 05/2 Teatro Monni, Campi Bisenzio (Fi) 7-10/2 Teatro Nuovo, Verona 14/2 Teatro Odeon, Biella 15/3 Teatro Rosmini, Borgomanero (No) 25-26/03 Teatro Giordano, Foggia Regia di Giorgio Gallione, con Claudia Campagnola, Dario Merlini, Stefano Annoni, Tommaso Cardarelli, Andrea Nicolini, Maria Lauria, Maria Grazia Pompei Biglietti nei circuiti o presso i teatri
I treni che ho perso sono per te, gli esami saltati, le file infinite sull’a14, le birre rubate all’autogrill, le notti di San Lorenzo sui tetti di una smart, i bagni di notte e i fari puntati dei guardaspiaggia, le risate improbabili a metà di un dispiacere, e aspettare che torni in Italia per finire peaky blinders, io che ti leggo Alice a letto e tu che ti addormenti, i risvegli lenti e i digiuni fino a cena, i pranzi sul terrazzo, le ore a parlare solo di chi ci sta sul cazzo, il pianoforte scordato al tuo risveglio, la tua pelle addosso, il mio non capire il vino rosso, la mia testa sul tuo collo, la tua fronte sulla mia bocca, le tue mani dappertutto, non capire dove inizi tu e dove io finisco, tutto quello che non capisco, tutto quello che ancora c’è da sbagliare, quanto cielo nel soffitto, e questo letto è il nostro mare. #ptn #autostrade
Quando ti senti sola, quando non sai più lavorare, quando ti riduci ad essere una taglia, un voto, un numero di scarpe, una tinta, una caduta, una notte a mangiare gelato, un mese a odiare il cibo, un messaggio eternamente senza risposta, un’occasione sprecata, una battuta sessuale fuori posto, un mostro allo specchio, un bicchiere ogni volta di troppo, un mal di testa, un male al petto imprecisato, una scopata sbagliata, un sogno ricorrente di girare e scoprire di essere nuda e senza scarpe, una parte che non vuoi più recitare. Quando stai male, ricordati che puoi parlare. #mentalhealth @sapore.di.male @claudiano.jpeg
Questi sono fascisti davvero. E l’impressione è che proprio perchè a Giorgia Meloni non interessa attaccare, almeno nel breve, i diritti civili, siano stati messi alla guida di cariche prestigiose un nostalgico e un omofobo antiabortista conclamati. Faranno il minor danno possibile, la natura dei loro nuovi ruoli glielo impedisce, ma sono un segnale rassicurante verso chi ha votato a destra perchè frustrato da una vita di merda, almeno si sentiva libero di odiare il più debole, il diverso, l’emarginato. Perchè la verità che rimuoviamo è che c’è una parte di questo paese che è fascista, omofobia, razzista. Una parte composta si da qualche industriale che dice stronzate e diventa scandalo del giorno per qualche ora, ma anche da centinaia di migliaia di marginali delle periferie, di operai, di sfruttati, di gente che lavora e rischia di chiudere ogni giorno, di non pagare il gas, di morire di freddo o sotto una putrella mentre sta in fabbrica. Se noi ci dimentichiamo di loro, li lasciamo soli un’altra volta, a farsi rappresentare da gente inqualificabile come Fontana. Abbiamo passato anni a umiliare chiunque dicesse una parola discriminatoria senza curarci di non ridurgli i diritti sociali, fare in modo che possa studiare e non solo lavorare, dargli un salario minimo, allontanarlo dalla povertà, fare in modo che non faccia una vita di merda e senza speranza a tal punto da prendersela con i pochi che stanno peggio di lui. Abbiamo abbandonato le fabbriche, abbiamo distrutto il diritto del lavoro, abbiamo ucciso il tempo di studio in favore dell’esigenza di aziende che vogliono far lavorare gratis i ragazzi a 15 anni, ci siamo voltati altrove quando sono morti gratis. Non abbiamo parlato di lavoro, ma di parole cattive. E adesso ci ritroviamo in un paese più cattivo di prima, con un vero omofobo antiabortista privilegiato nella terza carica più alta dello stato. Fa male ammettere che è solo colpa nostra. #fascisti
Ciao ragazza che ti scrivi le mie parole sulla pelle. Sono in fondo i due versi più sconosciuti della canzone a cui le persone vogliono più bene. Mi piace pensare che tu scriverai, e tanto. Con o senza editore, con o senza stipendio, con o senza successo. Ero pazzo di lei e non mi ha voluto, ho scritto una canzone e mi sono sentito leggero. E tu scrivi, quando ti sentì una merda, quando ti guardano il culo e ti senti piccola piccola, quando sai che non vincerai il concorso, quando i soldi diventeranno un pensiero vero, quando ti farai schifo, quando ti tradiranno e quando tradirai, quando non sai come chiedere scusa, quando la notte non dormi e ti senti sola come una merda, quando la tua pelle non ti piacerà più, quando non ti piacerà più quella canzone, quando ti chiederanno di diventare una donna e tutto dentro di te dirà no, datemi ancora un po’ di tempo, venite a prendermi fuori da scuola con la merenda, rincalzatemi il letto, fate a botte voi coi miei brutti sogni, io oggi non ci sono, io oggi mi sveglio domani. Scrivi, e sarai leggera, che le parole, le mie e le tue, non sono di nessuno. Sono solo una scusa per non smettere di scrivere. #nientedispeciale
Quanto dovremmo sentirci piccoli e piccole di fronte a quello che stanno facendo le donne in Iran? Quanto dovrebbero tremarci i polsi di fronte a questa battaglia disperata per i diritti fondamentali, per la vita e per la libertà, di donne che vivono un mondo inimmaginabilmente repressivo rispetto al nostro, pagando per questa rivolta un prezzo altissimo, senza nessuna certezza di un risultato? Non per posizionarsi, non per guadagnarci, rischiando di perdere la vita, non per le sole donne iraniane, non per le sole donne, per un mondo migliore, per tutti. Quanto dobbiamo sentirci piccoli per questa storia immensa che nelle nostre cronache di Instagram prende meno posto di una frase del cazzo di Barbara Palombelli in una trasmissione che neanche vediamo? Quando dobbiamo sentirci minuscoli di fronte ad una cosa così grande che da una cosa così abbiamo solo da imparare, e non possiamo fare noi lezioni a nessuno, prendendoci like e promuovendoci come migliori? Nella nostra disastrosa generazione c’è una grande voglia di sentirsi nel giusto, presenti inclusi, a costo di giustiziare gli altri. Dovremmo essere grati a loro, alle guerrigliere del rojava, a chi lotta per i diritti di chi non ha niente prima dei diritti di chi ha tanto, a chi non ci fa sentire migliori di nessuno, ma piccoli quanto siamo. Quanto possiamo finalmente sentirci piccoli? #iran #piccoli
Portami via dal voto utile, dagli antiabortisti, dagli omofobi, dai negazionisti del covid, dai moralisti, da quelli talmente cattivi da pensare che siano cattivi tutti gli altri, dalla guerra, dalla crisi energetica, dalla sinistra liberal, dagli americani, da confindustria, dal caporalato, dalla bossi fini, da quelli che vedono il male nelle parole e non sanno cambiare la realtà, dai nostalgici, dai guerrafondai, dagli armatori, da chi da la colpa agli altri, dai fissati con le stronzate, dai suprematisti di ogni genere e razza, dai venditori di idee e mutande su instagram, tisane e colpevoli, bibite dimagranti e lezioni di vita, da questo paese di merda in cui anche i diritti sono diventati un prodotto, una questione di engagement, un modo per leggere la realtà in buoni e cattivi, dai problemi dei ricchi, gli unici di cui si parla, ora che delle donne si può parlare, dei gay si può parlare, ma solo se almeno borghesi, da chi crede alle favole, da chi non sa raccontarle. Almeno, quando sono dentro di te, non penso. Ti va? #elezioni #2022
Quando fai un film non sai mai come andrà. Troppa gente, troppe cose che non dipendono da te. Ci ho messo molto ad accettare questa parte, e questa cresta. Però quando dici di sì ti tocca far le cose per bene, dare alle cose una possibilità. Ho scoperto che dentro questa storia c’era tutto. Il punk, la provincia, l’alcol, l’amore, la follia, il sangue, l’emilia, la fine del comunismo. Mi sono sorpreso ad avere i brividi la sera prima per una scena che avrei girato il giorno dopo. I brividi perché tutto aveva senso. La vita spesso è quello che ti succede tra quando hai i brividi pensando che tutto ha senso e quando ce li hai pensando che niente lo ha. Le persone che erano con me in quelle settimane me le porterò dentro per sempre. La California verrà presentato al festival di Roma il mese prossimo, e poi al cinema. Credo sia una cosa bella. #lacalifornia #festivaldiroma @bomoll_cinzia @ledonatellaofficial @ninazilliofficial @eleonora_giovanardi @angelabaraldi_ @montovoli @riccardofrascari @stefanopesceofficial_