l’idea di andare al mare era stata stupida. non ci eravamo neanche fatti il bagno e dopo un’ora mi avevi chiesto di rientrare a casa.
non staccavi mai le mani dal volante, ogni tanto poggiavi il palmo aperto della mano destra sul pantalone. con il dito medio grattavi la cicatrice tracciandone con il polpastrello un contorno circolare. chissà che immagini ti tornavano in mente ogni volta.
l’alcol. tuo padre ubriaco alla guida e tua madre convinta in lacrime all’ospedale che avrebbe perso entrambi. avevi sette anni.
quando inserivi la retro invece il braccio lo poggiavi dietro la mia testa stringendo un po’ gli occhi intento a guardare più lontano possibile, alle tue spalle.
“perché ti fermi?”. ti fermavi ad ogni semaforo, anche di notte quando non c’erano macchine e luci nei palazzi vicini. notai successivamente il mio tono di voce scocciato, gli occhi rossi
e che nessuno ti ama trascurandoti. in folle la tua macchina tremava sotto di me mentre cambiavo freneticamente stazioni radio lamentandomi dell’italia e delle sue canzoni estive. “metti un disco,
sai meglio di me che non troverai niente così” rispondesti afferrando il mio braccio allungato. rispondevi ignorando le mie domande. restammo in silenzio, non mi aspettavo avessi altro da aggiungere. i miei pensieri andarono per conto loro in attesa del verde. guardandolo pensai che forse pure io ero un semaforo:
uno di quelli con la luce lampeggiante che si attraversano e basta. con te io mi sentivo così.
Oggi vi volevo raccontare una storia, la mia.
Io sono nato in italia 29 anni fa, ma non ho la cittadinanza italiana.
Sono nato a Busto Arsizio, ho fatto tutte le scuole qui, sono uno scrittore, scrivo per Rizzoli, ho aperto una società ma sono comunque considerato uno straniero.
Nonostante io sia italiano, secondo la legge non lo sono.
In tasca porto con me un passaporto angolano e per rimanere qui ho un permesso di soggiorno.
Da quando sono piccolo tutti i giorni mi sono trovato a dover combattere contro una burocrazia che sembra formata solo da nodi difficili da sciogliere.
Ci sono anche altri criteri a cui magari uno non pensa: per esempio un cittadino straniero è soggetto in qualsiasi momento alla possibilità di essere espulso. A volte penso a tutti quei ragazzi che non hanno un lavoro e sono ostaggi della bossi fini.
Ostaggi della retorica e di chi parla di Ius Soli sportivo.
Come se la cittadinanza fosse qualcosa che mi devo meritare, come se avessi bisogno di vincere un oro olimpico o di salvare un gatto da un albero per potermi sentire italiano Se nasci in Italia, sei italiano no? A prescindere se sei un atleta pluri-medagliato o un semplice impiegato. Sono italiano anche se non ho fatto nulla per meritarmelo. Perché ‘’essere italiani’’ non è una cosa che puoi meritarti, o meno. Perché se io devo meritarmi di essere italiano e un altro invece lo è di diritto, come posso dire che non ci sono disuguaglianze? Come posso dire che il mio paese non è razzista?
Oggi vi volevo raccontare una storia, la mia.
Io sono nato in italia 29 anni fa, ma non ho la cittadinanza italiana.
Sono nato a Busto Arsizio, ho fatto tutte le scuole qui, sono uno scrittore, scrivo per Rizzoli, ho aperto una società ma sono comunque considerato uno straniero.
Nonostante io sia italiano, secondo la legge non lo sono.
In tasca porto con me un passaporto angolano e per rimanere qui ho un permesso di soggiorno.
Da quando sono piccolo tutti i giorni mi sono trovato a dover combattere contro una burocrazia che sembra formata solo da nodi difficili da sciogliere.
Ci sono anche altri criteri a cui magari uno non pensa: per esempio un cittadino straniero è soggetto in qualsiasi momento alla possibilità di essere espulso. A volte penso a tutti quei ragazzi che non hanno un lavoro e sono ostaggi della bossi fini.
Ostaggi della retorica e di chi parla di Ius Soli sportivo.
Come se la cittadinanza fosse qualcosa che mi devo meritare, come se avessi bisogno di vincere un oro olimpico o di salvare un gatto da un albero per potermi sentire italiano Se nasci in Italia, sei italiano no? A prescindere se sei un atleta pluri-medagliato o un semplice impiegato. Sono italiano anche se non ho fatto nulla per meritarmelo. Perché ‘’essere italiani’’ non è una cosa che puoi meritarti, o meno. Perché se io devo meritarmi di essere italiano e un altro invece lo è di diritto, come posso dire che non ci sono disuguaglianze? Come posso dire che il mio paese non è razzista?
Oggi vi volevo raccontare una storia, la mia.
Io sono nato in italia 29 anni fa, ma non ho la cittadinanza italiana.
Sono nato a Busto Arsizio, ho fatto tutte le scuole qui, sono uno scrittore, scrivo per Rizzoli, ho aperto una società ma sono comunque considerato uno straniero.
Nonostante io sia italiano, secondo la legge non lo sono.
In tasca porto con me un passaporto angolano e per rimanere qui ho un permesso di soggiorno.
Da quando sono piccolo tutti i giorni mi sono trovato a dover combattere contro una burocrazia che sembra formata solo da nodi difficili da sciogliere.
Ci sono anche altri criteri a cui magari uno non pensa: per esempio un cittadino straniero è soggetto in qualsiasi momento alla possibilità di essere espulso. A volte penso a tutti quei ragazzi che non hanno un lavoro e sono ostaggi della bossi fini.
Ostaggi della retorica e di chi parla di Ius Soli sportivo.
Come se la cittadinanza fosse qualcosa che mi devo meritare, come se avessi bisogno di vincere un oro olimpico o di salvare un gatto da un albero per potermi sentire italiano Se nasci in Italia, sei italiano no? A prescindere se sei un atleta pluri-medagliato o un semplice impiegato. Sono italiano anche se non ho fatto nulla per meritarmelo. Perché ‘’essere italiani’’ non è una cosa che puoi meritarti, o meno. Perché se io devo meritarmi di essere italiano e un altro invece lo è di diritto, come posso dire che non ci sono disuguaglianze? Come posso dire che il mio paese non è razzista?
mi hai detto che scopi con un altro. ci hai girato attorno, parlavi del tuo nuovo lavoro, hai detto che non ti sei più tolta la nostra collana ma io sono riuscito solo a capire che scopi con un altro. ti ho chiesto “chi è?”e hai sorriso. hai fatto quella cosa che facevi sempre: volermi far credere che m’immagino le cose. non so perché non sono sceso da quella macchina. l’istinto voleva mi alzassi ma sentivo le gambe pesanti e ogni parte del corpo diventata marmo. ci vuole poco a diventare niente. basta non sentirsi per settimane dimenticando che è dentro di noi che le cose avvengono. “non mi amavi così tanto se ora c’è già un altro” e mentre dicevo questa frase realizzavo il fatto che tu ami solo chi ti desidera forse. hai risposto come fai sempre, chiamandomi per nome, cercando un contatto, dicendomi che infondo era solo colpa mia. “sei tu che”, “sei tu che”, iniziavi ogni frase così. amandoti e facendomi del male ho imparato che se è sempre colpa degli altri non puoi migliorare te stesso. mi manchi ma io non capisco un cazzo. ho risposto al telefono e mi sono messo a guardare fuori perché mi veniva da piangere.
da bambino pensavo di cancellare errori con la gomma blu ottagonale e finivo per bucare il foglio.
mi sento così stanotte.
Non so voi ma io sono stanco di essere forte.
Stanco di farcela, di far vedere che tutto sommato sono ancora in piedi.
Sono stanco di quei “come stai?” che non sono pronti a ricevere una risposta sincera. Quando dico come stanno le cose, come mi sento veramente, tutti ribattono con “devi essere forte, “pensa positivo”. Ma cercare di essere positivi non è un compito che si può dare come se fosse sempre realizzabile e per quanto l’ottimismo aiuti, vi posso garantire che non guarisce le persone.
Sono stanco di farmi scivolare sempre tutto addosso. Stanco di tutti questi “sempre”.
Quando mi sono lasciato, noi poi non ci siamo più sentiti e sono convinto che lei pensi che io non abbia sofferto.
Io non so rincorrere, non so convincere, ho sempre sofferto in maniera equilibrata.
Mi sono sempre detto che non si può stare insieme a qualcuno che si ha paura di disturbare.
In questi anni, nascosto dietro un’armatura fatta di presenze ho imparato a ballare sotto la pioggia, ma ora ho capito che non lo voglio fare tutti i giorni .
Sono stanco di chi mi lascia i suoi problemi e se ne va senza darmi niente in cambio.
Stanco di chi riduce i momenti difficili in un’occasione per capire chi è davvero importante nella tua vita.
Come se perdere qualcuno a cui tieni fosse un dono, e non uno schiaffo.
Sono stanco di essere forte, di dover tenere gli occhi sempre aperti.
@antoniodikeledistefano
Non so voi ma io sono stanco di essere forte.
Stanco di farcela, di far vedere che tutto sommato sono ancora in piedi.
Sono stanco di quei “come stai?” che non sono pronti a ricevere una risposta sincera. Quando dico come stanno le cose, come mi sento veramente, tutti ribattono con “devi essere forte, “pensa positivo”. Ma cercare di essere positivi non è un compito che si può dare come se fosse sempre realizzabile e per quanto l’ottimismo aiuti, vi posso garantire che non guarisce le persone.
Sono stanco di farmi scivolare sempre tutto addosso. Stanco di tutti questi “sempre”.
Quando mi sono lasciato, noi poi non ci siamo più sentiti e sono convinto che lei pensi che io non abbia sofferto.
Io non so rincorrere, non so convincere, ho sempre sofferto in maniera equilibrata.
Mi sono sempre detto che non si può stare insieme a qualcuno che si ha paura di disturbare.
In questi anni, nascosto dietro un’armatura fatta di presenze ho imparato a ballare sotto la pioggia, ma ora ho capito che non lo voglio fare tutti i giorni .
Sono stanco di chi mi lascia i suoi problemi e se ne va senza darmi niente in cambio.
Stanco di chi riduce i momenti difficili in un’occasione per capire chi è davvero importante nella tua vita.
Come se perdere qualcuno a cui tieni fosse un dono, e non uno schiaffo.
Sono stanco di essere forte, di dover tenere gli occhi sempre aperti.
@antoniodikeledistefano
Non so voi ma io sono stanco di essere forte.
Stanco di farcela, di far vedere che tutto sommato sono ancora in piedi.
Sono stanco di quei “come stai?” che non sono pronti a ricevere una risposta sincera. Quando dico come stanno le cose, come mi sento veramente, tutti ribattono con “devi essere forte, “pensa positivo”. Ma cercare di essere positivi non è un compito che si può dare come se fosse sempre realizzabile e per quanto l’ottimismo aiuti, vi posso garantire che non guarisce le persone.
Sono stanco di farmi scivolare sempre tutto addosso. Stanco di tutti questi “sempre”.
Quando mi sono lasciato, noi poi non ci siamo più sentiti e sono convinto che lei pensi che io non abbia sofferto.
Io non so rincorrere, non so convincere, ho sempre sofferto in maniera equilibrata.
Mi sono sempre detto che non si può stare insieme a qualcuno che si ha paura di disturbare.
In questi anni, nascosto dietro un’armatura fatta di presenze ho imparato a ballare sotto la pioggia, ma ora ho capito che non lo voglio fare tutti i giorni .
Sono stanco di chi mi lascia i suoi problemi e se ne va senza darmi niente in cambio.
Stanco di chi riduce i momenti difficili in un’occasione per capire chi è davvero importante nella tua vita.
Come se perdere qualcuno a cui tieni fosse un dono, e non uno schiaffo.
Sono stanco di essere forte, di dover tenere gli occhi sempre aperti.
@antoniodikeledistefano
uno, due, tre o quattro?
| @antoniodikeledistefano
uno, due, tre o quattro?
| @antoniodikeledistefano
uno, due, tre o quattro?
| @antoniodikeledistefano
uno, due, tre o quattro?
| @antoniodikeledistefano
Non starò più male per te un giorno, sarai lontana, io sarò bello da non crederci e tu non crederai che mi sarò abituato a non averti al mio fianco. E anche se sei stata la sensazione che la vita ad un tratto avesse voluto restituirmi qualcosa, vedendoti non mi sentirò più in colpa, perché si sbaglia sempre e l’ho capito tardi. L’ho capito quando la gola cominciava a strozzarsi per le lacrime e piangere in silenzio faceva un immenso rumore di solitudine. Non sai quanto avrei potuto darti se me l’avessi concesso. Non sai quanto ci soffrivo quando t’interrompevi come se certe cose non potessi capirle. Fare il possibile per non vederti sperando d’incontrarti, fare il possibile per dimenticarti sperando di fallire. Non ti chiederò più scusa per errori che non ho fatto, non mi scuserò più per la persona che non sono. Non terrò più dentro quello che realmente penso di te per non farti male, perché tu non mi hai mai protetto. Il dolore non aiuta a crescere, l’amore non cura le ferite, te le fa scordare, come i baci dopo i litigi. Non starò più male per te. Un giorno starò bene, e avrò un sorriso talmente grande che le persone che non vedo da un po’ non mi chiederanno “Dove sei finito?” ma “Dove sei iniziato?”.
dalla mia finestra non vedo roma.
in giorni come questi penso che basterebbe una strada sul mare, quella pasticceria di lisbona che volevi tanto vedere. perché è andata così? anche cercarne continuamente il senso è diventato estremamente stancante.
sono arrivato a credere di non andare bene, avere la certezza che situazioni come queste riguardino solo me. non mi hai più riscritto e ora so che i messaggi senza risposta, sono già un messaggio e soprattutto una risposta.
hai rinunciato alla mia stanchezza, le mie indecisioni, i ritardi, i “non so” impantanati, al mio desiderio di andarmene da casa. dalla mia finestra non si capisce che è autunno, non si capisce che aspetto. oggi manchi ma quando c’eri avevo come la sensazione che fossi qui per ostacolarmi. mi cambiava la voce e tu dicevi sempre “lo dico per il tuo bene”. la tua capacità di ponderare le parole e di preferire, in alcuni casi, il silenzio.
è un peccato non crederci più.
il fatto è che ho sempre un casino in testa.
mi parlano e non ascolto neanche più.
annuisco, sorrido ma non sento cosa mi stanno dicendo. al sushi filo mi ha chiesto “quante donne hai avuto?”, gli ho detto “poche” perché non mi è mai capitato di “avere” una persona, di sentirla parte di me, sentirla mia anche quando il cellulare è spento. le cose succedono e io non le voglio capire. le persone mi lasciano e non le voglio rincorrere. è successo anche con mamma, quando mi stava dicendo “addio” e io con il pallone in mano l’ho salutata come sempre. il fatto è che io ho sempre un casino in testa. sto sempre sulla difensiva e dimentico che l’abitudine a portare il coltello in tasca può spezzare una vita. è ciò che provo per te che mi frega e se non mi frega, mi rallenta. perché noi invece che litigare non ci parliamo e ognuno va avanti con la sua vita. messaggiamo per ore, ci diciamo addio ma finché siamo online non ci crediamo fino in fondo. hai imparato cercando di starmi dietro che forse è meglio non innamorarsi di chi è variabile come il tempo, di chi non è sicuro di niente. e mi ritrovo ad essere insicuro di non farcela mentre verso un bicchiere d’acqua e talmente sono insicuro che l’acqua la verso in terra veramente.
ti odio perché io non ti andavo mai bene e il tuo bisogno di rimproverare l’hai scagliato contro la mia incapacità di sapermi esprimere.
allora perché a me un po’ manchi?
perché le cose che iniziano in modo difficile non possono continuare diversamente?
ti odio perché io non ti andavo mai bene e il tuo bisogno di rimproverare l’hai scagliato contro la mia incapacità di sapermi esprimere.
allora perché a me un po’ manchi?
perché le cose che iniziano in modo difficile non possono continuare diversamente?
Oggi invece è il turno di Antonio! Ecco la selezione dei suoi 10 titoli preferiti 😌
Scopri tutte le altre liste nel link in bio 🔍
Sempre felice e fiero di far parte di questo bellissimo progetto.
@lavazzait @bluejointfilm @sofiaviscardi ❤️
Il Sant’Ambroeus F.C. è una società sportiva nata nel 2018 dall’unione di ragazzi italiani e rifugiati dei centri di accoglienza milanesi, nell’obiettivo raggiunto di iscriversi al campionato italiano di FIGC terza categoria. I ragazzi del Sant’Ambroeus sono come una famiglia per me. Non mi hanno mai fatto sentire sbagliato o diverso ed è questo quello che fa una vera famiglia. Credo che questa famiglia abbia tantissimo da dare a questa città e per questo ho pensato di coinvolgerla per il progetto che Timberland mi ha chiesto di ideare.
Con il supporto di Timberland voglio realizzare qualcosa che possa restare e cambiare in meglio Milano.
Trovate la mia idea sul sito di Timberland e martedì 2 novembre alle 11 ve la racconto in diretta dal profilo di @timberland_eu
Credo che sia un progetto importante, nato una condivisione di valori, da un’attenzione comune all’ambiente. Timberland è infatti attiva nel riportare il verde in città, usando per i suoi prodotti materiali realizzati con fonti rinnovabili e materiali riciclati.
Se il mio progetto vi piace, votatelo, in modo tale che sarà preferito rispetto agli altri in gara. vi lascio il link nelle storie.
Grazie a tutti coloro che lo faranno.
Speriamo di riuscirci.
@Timberland_eu @stambroeusfc
#NatureNeedsHeroes
#MyCommunityOurNature
#Timberland
Il Sant’Ambroeus F.C. è una società sportiva nata nel 2018 dall’unione di ragazzi italiani e rifugiati dei centri di accoglienza milanesi, nell’obiettivo raggiunto di iscriversi al campionato italiano di FIGC terza categoria. I ragazzi del Sant’Ambroeus sono come una famiglia per me. Non mi hanno mai fatto sentire sbagliato o diverso ed è questo quello che fa una vera famiglia. Credo che questa famiglia abbia tantissimo da dare a questa città e per questo ho pensato di coinvolgerla per il progetto che Timberland mi ha chiesto di ideare.
Con il supporto di Timberland voglio realizzare qualcosa che possa restare e cambiare in meglio Milano.
Trovate la mia idea sul sito di Timberland e martedì 2 novembre alle 11 ve la racconto in diretta dal profilo di @timberland_eu
Credo che sia un progetto importante, nato una condivisione di valori, da un’attenzione comune all’ambiente. Timberland è infatti attiva nel riportare il verde in città, usando per i suoi prodotti materiali realizzati con fonti rinnovabili e materiali riciclati.
Se il mio progetto vi piace, votatelo, in modo tale che sarà preferito rispetto agli altri in gara. vi lascio il link nelle storie.
Grazie a tutti coloro che lo faranno.
Speriamo di riuscirci.
@Timberland_eu @stambroeusfc
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#MyCommunityOurNature
#Timberland
Con Timberland voglio realizzare qualcosa che possa restare e cambiare in meglio Milano. Trovate la mia idea al link nelle stories.
Credo che sia un progetto importante, nato da una condivisione di valori, da un’attenzione comune all’ambiente: Timberland infatti è attiva nel riportare il verde in città e usa per i suoi prodotti materiali realizzati con fonti rinnovabili e materiali riciclati *come le suole con tecnologia Greenstride composte al 75% da canna da zucchero e gomma naturale.*
Se anche voi avete a cuore questi temi, votate il mio progetto sul sito di Timberland, in modo tale che sarà preferito rispetto agli altri in gara.
Grazie a tutti coloro che lo faranno. Speriamo di riuscire a farlo diventare realtà.
@Timberland_eu @stambroeusfc
#NatureNeedsHeroes
#MyCommunityOurNature
#Timberland
Con Timberland voglio realizzare qualcosa che possa restare e cambiare in meglio Milano. Trovate la mia idea al link nelle stories.
Credo che sia un progetto importante, nato da una condivisione di valori, da un’attenzione comune all’ambiente: Timberland infatti è attiva nel riportare il verde in città e usa per i suoi prodotti materiali realizzati con fonti rinnovabili e materiali riciclati *come le suole con tecnologia Greenstride composte al 75% da canna da zucchero e gomma naturale.*
Se anche voi avete a cuore questi temi, votate il mio progetto sul sito di Timberland, in modo tale che sarà preferito rispetto agli altri in gara.
Grazie a tutti coloro che lo faranno. Speriamo di riuscire a farlo diventare realtà.
@Timberland_eu @stambroeusfc
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Tutti abbiamo bisogno di uno spazio dove sentirci accettati, dove non dover fingere di essere un altro, dove poter essere capiti.
Ma cosa succederebbe se tutti ci mettessimo d’accordo e creassimo uno spazio dove dirsi l’un l’altro che è ok essere diversi? Se dessimo vita ad una comunità in cui non essere come gli altri è meglio? E se ti dicessi che questo spazio esiste già?
Il Sant’Ambroeus F.C. è una società sportiva nata nel 2018 dall’unione di ragazzi italiani e rifugiati dei centri di accoglienza milanesi, nell’obiettivo raggiunto di iscriversi al campionato italiano di FIGC terza categoria. Sono innamorato di questo progetto perché vuole diventare per Milano un punto di riferimento sportivo e sociale, una famiglia allargata con basi solide e identificate. Per me già lo è, ma può crescere ancora tanto. Io stesso ho vestito la loro maglia e, negli anni, la squadra è stata un sostegno nei momenti difficili. Mi ha aiutato a farmi sentire parte di un gruppo.
Timberland ha lanciato un progetto a supporto delle comunità locali e della creazione di spazi verdi e ho pensato di partecipare, utilizzando il potenziale umano e il valore sociale del progetto Sant’Ambroeus.
La mia idea è quella di creare una nuova area dedicata a eventi e intrattenimento per stare insieme, oltre che di rimettere a nuovo e ristrutturare il campo con impianti di illuminazione più sostenibili
Succederanno tante altre cose e in tanti altri modi aiuteremo, nel nostro piccolo, l’ambiente, grazie all’aiuto di Timberland.
Ma per realizzare il progetto ho bisogno del vostro aiuto: se vi piace la mia idea, votatela sul sito di Timberland, in modo tale che sarà preferito rispetto agli altri in gara. vi lascio il link nelle storie, per saperne di più sul progetto e per votare la mia idea.
Grazie a tutti coloro che lo faranno.
@Timberland_eu @stambroeusfc
#NatureNeedsHeroes
#MyCommunityOurNature
#timberland