Antonio Dikele Distefano Instagram – l’idea di andare al mare era stata stupida. non ci eravamo neanche fatti il bagno e dopo un’ora mi avevi chiesto di rientrare a casa.
non staccavi mai le mani dal volante, ogni tanto poggiavi il palmo aperto della mano destra sul pantalone. con il dito medio grattavi la cicatrice tracciandone con il polpastrello un contorno circolare. chissà che immagini ti tornavano in mente ogni volta.
l’alcol. tuo padre ubriaco alla guida e tua madre convinta in lacrime all’ospedale che avrebbe perso entrambi. avevi sette anni.
quando inserivi la retro invece il braccio lo poggiavi dietro la mia testa stringendo un po’ gli occhi intento a guardare più lontano possibile, alle tue spalle.
“perché ti fermi?”. ti fermavi ad ogni semaforo, anche di notte quando non c’erano macchine e luci nei palazzi vicini. notai successivamente il mio tono di voce scocciato, gli occhi rossi
e che nessuno ti ama trascurandoti. in folle la tua macchina tremava sotto di me mentre cambiavo freneticamente stazioni radio lamentandomi dell’italia e delle sue canzoni estive. “metti un disco,
sai meglio di me che non troverai niente così” rispondesti afferrando il mio braccio allungato. rispondevi ignorando le mie domande. restammo in silenzio, non mi aspettavo avessi altro da aggiungere. i miei pensieri andarono per conto loro in attesa del verde. guardandolo pensai che forse pure io ero un semaforo:
uno di quelli con la luce lampeggiante che si attraversano e basta. con te io mi sentivo così. | Posted on 30/Oct/2021 04:43:34
Home Actor Antonio Dikele Distefano HD Instagram Photos and Wallpapers February 2023 Antonio Dikele Distefano Instagram - l’idea di andare al mare era stata stupida. non ci eravamo neanche fatti il bagno e dopo un’ora mi avevi chiesto di rientrare a casa.
non staccavi mai le mani dal volante, ogni tanto poggiavi il palmo aperto della mano destra sul pantalone. con il dito medio grattavi la cicatrice tracciandone con il polpastrello un contorno circolare. chissà che immagini ti tornavano in mente ogni volta.
l’alcol. tuo padre ubriaco alla guida e tua madre convinta in lacrime all’ospedale che avrebbe perso entrambi. avevi sette anni.
quando inserivi la retro invece il braccio lo poggiavi dietro la mia testa stringendo un po’ gli occhi intento a guardare più lontano possibile, alle tue spalle.
“perché ti fermi?”. ti fermavi ad ogni semaforo, anche di notte quando non c’erano macchine e luci nei palazzi vicini. notai successivamente il mio tono di voce scocciato, gli occhi rossi
e che nessuno ti ama trascurandoti. in folle la tua macchina tremava sotto di me mentre cambiavo freneticamente stazioni radio lamentandomi dell’italia e delle sue canzoni estive. “metti un disco,
sai meglio di me che non troverai niente così” rispondesti afferrando il mio braccio allungato. rispondevi ignorando le mie domande. restammo in silenzio, non mi aspettavo avessi altro da aggiungere. i miei pensieri andarono per conto loro in attesa del verde. guardandolo pensai che forse pure io ero un semaforo:
uno di quelli con la luce lampeggiante che si attraversano e basta. con te io mi sentivo così.
Antonio Dikele Distefano Instagram – l’idea di andare al mare era stata stupida. non ci eravamo neanche fatti il bagno e dopo un’ora mi avevi chiesto di rientrare a casa. non staccavi mai le mani dal volante, ogni tanto poggiavi il palmo aperto della mano destra sul pantalone. con il dito medio grattavi la cicatrice tracciandone con il polpastrello un contorno circolare. chissà che immagini ti tornavano in mente ogni volta. l’alcol. tuo padre ubriaco alla guida e tua madre convinta in lacrime all’ospedale che avrebbe perso entrambi. avevi sette anni. quando inserivi la retro invece il braccio lo poggiavi dietro la mia testa stringendo un po’ gli occhi intento a guardare più lontano possibile, alle tue spalle. “perché ti fermi?”. ti fermavi ad ogni semaforo, anche di notte quando non c’erano macchine e luci nei palazzi vicini. notai successivamente il mio tono di voce scocciato, gli occhi rossi e che nessuno ti ama trascurandoti. in folle la tua macchina tremava sotto di me mentre cambiavo freneticamente stazioni radio lamentandomi dell’italia e delle sue canzoni estive. “metti un disco, sai meglio di me che non troverai niente così” rispondesti afferrando il mio braccio allungato. rispondevi ignorando le mie domande. restammo in silenzio, non mi aspettavo avessi altro da aggiungere. i miei pensieri andarono per conto loro in attesa del verde. guardandolo pensai che forse pure io ero un semaforo: uno di quelli con la luce lampeggiante che si attraversano e basta. con te io mi sentivo così.

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