C’è un cavallo imbalsamato appeso in mezzo alla stanza di un museo: è un’opera di Maurizio Cattelan e si intitola Novecento. Ne ho visti un milione di cavalli nei musei, ritratti in posizione rampante, solenni nelle sculture equestri, dipinti nei paesaggi ottocenteschi, morenti nelle scene di guerra di tutte le epoche, a terra, galoppanti, in mandrie, solitari, ma così mai.
Il collo è deformato, allungato dalla gravità e dalla tassidermia, le zampe a guardarle da sotto sembrano più tozze, più lunghe e larghe, e un senso di precarietà pervade i sensi, mentre si attraversa la stanza sotto questo peso galleggiante, immobile, inerme. Si chiama come il secolo in cui siamo nati, quello in cui la maggior parte delle sciagure che ora non sappiamo manovrare sono state costruite, un secolo di errori, di scoperte, di sconfitte e vittorie, di grandi passi per l’umanità e di crisi esistenziali senza ritorno. È la natura morta più disorientante, straniante e cruda che si possa immaginare, parla di simboli decaduti, di corpi infranti, di certezze mancate, di fallimenti annunciati. Di quel senso di impotenza e di inerzia umana che ancora, in un nuovo secolo, ci soffoca terribilmente. #unminutodarte Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
C’è un cavallo imbalsamato appeso in mezzo alla stanza di un museo: è un’opera di Maurizio Cattelan e si intitola Novecento. Ne ho visti un milione di cavalli nei musei, ritratti in posizione rampante, solenni nelle sculture equestri, dipinti nei paesaggi ottocenteschi, morenti nelle scene di guerra di tutte le epoche, a terra, galoppanti, in mandrie, solitari, ma così mai.
Il collo è deformato, allungato dalla gravità e dalla tassidermia, le zampe a guardarle da sotto sembrano più tozze, più lunghe e larghe, e un senso di precarietà pervade i sensi, mentre si attraversa la stanza sotto questo peso galleggiante, immobile, inerme. Si chiama come il secolo in cui siamo nati, quello in cui la maggior parte delle sciagure che ora non sappiamo manovrare sono state costruite, un secolo di errori, di scoperte, di sconfitte e vittorie, di grandi passi per l’umanità e di crisi esistenziali senza ritorno. È la natura morta più disorientante, straniante e cruda che si possa immaginare, parla di simboli decaduti, di corpi infranti, di certezze mancate, di fallimenti annunciati. Di quel senso di impotenza e di inerzia umana che ancora, in un nuovo secolo, ci soffoca terribilmente. #unminutodarte Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
C’è un cavallo imbalsamato appeso in mezzo alla stanza di un museo: è un’opera di Maurizio Cattelan e si intitola Novecento. Ne ho visti un milione di cavalli nei musei, ritratti in posizione rampante, solenni nelle sculture equestri, dipinti nei paesaggi ottocenteschi, morenti nelle scene di guerra di tutte le epoche, a terra, galoppanti, in mandrie, solitari, ma così mai.
Il collo è deformato, allungato dalla gravità e dalla tassidermia, le zampe a guardarle da sotto sembrano più tozze, più lunghe e larghe, e un senso di precarietà pervade i sensi, mentre si attraversa la stanza sotto questo peso galleggiante, immobile, inerme. Si chiama come il secolo in cui siamo nati, quello in cui la maggior parte delle sciagure che ora non sappiamo manovrare sono state costruite, un secolo di errori, di scoperte, di sconfitte e vittorie, di grandi passi per l’umanità e di crisi esistenziali senza ritorno. È la natura morta più disorientante, straniante e cruda che si possa immaginare, parla di simboli decaduti, di corpi infranti, di certezze mancate, di fallimenti annunciati. Di quel senso di impotenza e di inerzia umana che ancora, in un nuovo secolo, ci soffoca terribilmente. #unminutodarte Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
C’è un cavallo imbalsamato appeso in mezzo alla stanza di un museo: è un’opera di Maurizio Cattelan e si intitola Novecento. Ne ho visti un milione di cavalli nei musei, ritratti in posizione rampante, solenni nelle sculture equestri, dipinti nei paesaggi ottocenteschi, morenti nelle scene di guerra di tutte le epoche, a terra, galoppanti, in mandrie, solitari, ma così mai.
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Oggi è la festa del mondo ♥️ buon compleanno seapy @frenetico
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Nessun animale è stato maltrattato durante le riprese del post ♥️🫶🏻
1- ascensore cappello
2- cacio e pepe con pescetto
3- Il mare d’autunno, e nemmeno una canzone dedicata
4- Io
5- Pazzeschi
6- I lavandini nel backstage dei festival
7- Valerio Berruti
8- È questione di precisione, basta un centimetro
9- Fare chiusura è una cosa seria
10- La luna, dentro
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A Londra ho sempre la sensazione che il sole sorga e tramonti almeno quattro o cinque volte al giorno, che il ritmo vitale sia diverso, che esista un altro fuso orario interiore forse perché il cielo cambia ogni dieci minuti o perché c’è traffico, anche alle tre di notte. Ogni volta che torno trovo un pezzetto in più, forse è di questi mattoncini di meraviglia che sono fatte le case ♥️
(Ps: Grazie @nhowlondon @nhow per l’ospitalità #supplied #changenhow) London, UK
A Londra ho sempre la sensazione che il sole sorga e tramonti almeno quattro o cinque volte al giorno, che il ritmo vitale sia diverso, che esista un altro fuso orario interiore forse perché il cielo cambia ogni dieci minuti o perché c’è traffico, anche alle tre di notte. Ogni volta che torno trovo un pezzetto in più, forse è di questi mattoncini di meraviglia che sono fatte le case ♥️
(Ps: Grazie @nhowlondon @nhow per l’ospitalità #supplied #changenhow) London, UK
A Londra ho sempre la sensazione che il sole sorga e tramonti almeno quattro o cinque volte al giorno, che il ritmo vitale sia diverso, che esista un altro fuso orario interiore forse perché il cielo cambia ogni dieci minuti o perché c’è traffico, anche alle tre di notte. Ogni volta che torno trovo un pezzetto in più, forse è di questi mattoncini di meraviglia che sono fatte le case ♥️
(Ps: Grazie @nhowlondon @nhow per l’ospitalità #supplied #changenhow) London, UK
Ritratto di signora 🥸
Foto @robertakrasnig styling @la_sara_kane trucco @manola_spaziani_mua
Ritratto di signora 🥸
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