Chiara Francini Instagram – 🦋 Tratto dalla seconda puntata di “Forte e Chiara”
“I bambini e la musica sono ottimi amici, da sempre. In questo tempo brutto dobbiamo ricordarci che parlare col sorriso delle nostre infanzie è una fortuna, perchĂ© ci sono – e ci sono stati posti – dove i bambini non si salvano.
E a me viene in mente un luogo, pieno di musica bambini. Quel luogo si chiama TerezĂn.
La cittĂ , oggi, si trova in Repubblica Ceca, ma dal 1941 fino al 1945, fu un campo di concentramento.
Il ghetto di TerezĂn, fu un luogo unico e miracoloso per due motivi: era pieno di bambini e d’arte.
Friedl Brandeis era una ragazza che divenne la maestra di quei bambini.
A Terèzin vennero ammassati i migliori artisti dell’epoca: Hans Krása, Gideon Klein, Rafael Schächter, per citarne alcuni.
TerezĂn è stato un mondo folle, costruito da quella orrifica macchina che fu la propaganda nazista. Doveva apparire un ghetto sano, vitale, popolato da ospiti a cui era garantita una vita dignitosa.
La Croce Rossa venne a controllare. Alla vigilia dell’arrivo della delegazione, per salvaguardare l’estetica, 7500 prigionieri vennero ritenuti impresentabili: erano troppi, troppo denutriti. Dissero.
Vennero mandati ad Auschwitz a morire.
Friedl, la maestra, ripeteva spesso ai suoi bambini: “Potete costruire i castelli con la fantasia e ricreare il vostro mondo interiore anche con materiali più poveri: le matite, i mozziconi di pastelli colorati, la carta da pacco. Perché, ricordate: i fiori nascono anche dai fili di cotone.”
I deportati che transitarono a TerezĂn furono piĂą di 140.000: di questi, circa 33.000 morirono e altri 88.000 furono deportati nei campi di sterminio.
15.000 erano bambini.
Ne sopravvissero meno di duecento.
Friedl, però, era riuscita a nascondere in una valigia i loro disegni, li aveva catalogati con nome e data.
Erano le loro farfalle, i fiori e le loro paure. Quegli adulti avevano regalato un’infanzia che aveva fatto disegnare quei bambini.
TerezĂn coi suoi piccoli e la sua musica fu una matita spezzata che ancora colora d’arcobaleno.
E per sempre.
A posteriori il ghetto venne anche chiamato “Repubblica delle farfalle”.
Ecco, oggi io penso a questo.
Alle farfalle.
#forteechiara | Posted on 18/Apr/2024 18:28:52