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Caption : Angelina Mango improvvisa all’Eurovision “Imagine” di John Lennon e, come ha scritto letteralmente ogni giornale italiano, “lancia il suo messaggio di pace”. Con tutta la simpatia per la cantante, direi che ci saremmo anche stancati, dopo 8 mesi e più di 35k morti, di questa retorica melensa e PERICOLOSA. Scriveva Fisher che il capitalismo produce discorsi/eventi apparentemente di rottura, ma ai quali “possiamo partecipare tutti”. Ovvero che non incrinano nulla, che non trasformano nulla, che danno l’illusione di essere dalla parte giusta senza individuare alcun responsabile per i mali del mondo ( e dunque di fatto senza proporre alcuna soluzione). La parola PACE è spesso al centro di questa strategia. Chi vuole che la gente soffra? Muoia? Debba scappare dalla propria casa o vederla distrutta? NESSUNO. Dunque chi vuole la guerra (e non la pace)? NESSUNO. Chi è responsabile di questi morti (o della crisi climatica, o delle condizioni di sfruttamento sul lavoro, etc.)? Nessuno, perché nessuno li vuole. Sono semplicemente COSE CHE CAPITANO. Si tratta della stessa strategia che prevede, di fronte al dilagare del razzismo negli USA, alle violenze della polizia che lo slogan da usare non sia “le vite delle persone nere contano” (BLM) ma “TUTTE LE VITE CONTANO”. Diviene irrilevante chi concretamente viene ucciso/sfruttato/discriminato, scompaiono vittime e responsabili, cancellati da un appello astratto al valore di tutte le vite. Di fronte a un genoc1di0, non solo non basta affermare: “vogliamo vivere in pace” “W la pace”, ma è anche pericoloso, perché cancella, annega nella melassa, la semplice evidenza che è necessario dire che chi opprime, chi stermina deve essere fermato ad ogni costo. Quali sono, insomma, le condizioni REALI della pace che invochiamo: la cancellazione di un popolo? O il suo riconoscimento? Bisogna avere il coraggio di dire che le vite palestinesi contano, che la pace che vogliono gli oppressori significa stermino, che “fanno il deserto e lo chiamano pace”. 🍉❤Likes : 8007

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Caption : Angelina Mango improvvisa all’Eurovision “Imagine” di John Lennon e, come ha scritto letteralmente ogni giornale italiano, “lancia il suo messaggio di pace”. Con tutta la simpatia per la cantante, direi che ci saremmo anche stancati, dopo 8 mesi e più di 35k morti, di questa retorica melensa e PERICOLOSA. Scriveva Fisher che il capitalismo produce discorsi/eventi apparentemente di rottura, ma ai quali “possiamo partecipare tutti”. Ovvero che non incrinano nulla, che non trasformano nulla, che danno l’illusione di essere dalla parte giusta senza individuare alcun responsabile per i mali del mondo ( e dunque di fatto senza proporre alcuna soluzione). La parola PACE è spesso al centro di questa strategia. Chi vuole che la gente soffra? Muoia? Debba scappare dalla propria casa o vederla distrutta? NESSUNO. Dunque chi vuole la guerra (e non la pace)? NESSUNO. Chi è responsabile di questi morti (o della crisi climatica, o delle condizioni di sfruttamento sul lavoro, etc.)? Nessuno, perché nessuno li vuole. Sono semplicemente COSE CHE CAPITANO. Si tratta della stessa strategia che prevede, di fronte al dilagare del razzismo negli USA, alle violenze della polizia che lo slogan da usare non sia “le vite delle persone nere contano” (BLM) ma “TUTTE LE VITE CONTANO”. Diviene irrilevante chi concretamente viene ucciso/sfruttato/discriminato, scompaiono vittime e responsabili, cancellati da un appello astratto al valore di tutte le vite. Di fronte a un genoc1di0, non solo non basta affermare: “vogliamo vivere in pace” “W la pace”, ma è anche pericoloso, perché cancella, annega nella melassa, la semplice evidenza che è necessario dire che chi opprime, chi stermina deve essere fermato ad ogni costo. Quali sono, insomma, le condizioni REALI della pace che invochiamo: la cancellazione di un popolo? O il suo riconoscimento? Bisogna avere il coraggio di dire che le vite palestinesi contano, che la pace che vogliono gli oppressori significa stermino, che “fanno il deserto e lo chiamano pace”. 🍉❤Likes : 8007

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Caption : Angelina Mango improvvisa all’Eurovision “Imagine” di John Lennon e, come ha scritto letteralmente ogni giornale italiano, “lancia il suo messaggio di pace”. Con tutta la simpatia per la cantante, direi che ci saremmo anche stancati, dopo 8 mesi e più di 35k morti, di questa retorica melensa e PERICOLOSA. Scriveva Fisher che il capitalismo produce discorsi/eventi apparentemente di rottura, ma ai quali “possiamo partecipare tutti”. Ovvero che non incrinano nulla, che non trasformano nulla, che danno l’illusione di essere dalla parte giusta senza individuare alcun responsabile per i mali del mondo ( e dunque di fatto senza proporre alcuna soluzione). La parola PACE è spesso al centro di questa strategia. Chi vuole che la gente soffra? Muoia? Debba scappare dalla propria casa o vederla distrutta? NESSUNO. Dunque chi vuole la guerra (e non la pace)? NESSUNO. Chi è responsabile di questi morti (o della crisi climatica, o delle condizioni di sfruttamento sul lavoro, etc.)? Nessuno, perché nessuno li vuole. Sono semplicemente COSE CHE CAPITANO. Si tratta della stessa strategia che prevede, di fronte al dilagare del razzismo negli USA, alle violenze della polizia che lo slogan da usare non sia “le vite delle persone nere contano” (BLM) ma “TUTTE LE VITE CONTANO”. Diviene irrilevante chi concretamente viene ucciso/sfruttato/discriminato, scompaiono vittime e responsabili, cancellati da un appello astratto al valore di tutte le vite. Di fronte a un genoc1di0, non solo non basta affermare: “vogliamo vivere in pace” “W la pace”, ma è anche pericoloso, perché cancella, annega nella melassa, la semplice evidenza che è necessario dire che chi opprime, chi stermina deve essere fermato ad ogni costo. Quali sono, insomma, le condizioni REALI della pace che invochiamo: la cancellazione di un popolo? O il suo riconoscimento? Bisogna avere il coraggio di dire che le vite palestinesi contano, che la pace che vogliono gli oppressori significa stermino, che “fanno il deserto e lo chiamano pace”. 🍉❤Likes : 8007

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Caption : Angelina Mango improvvisa all’Eurovision “Imagine” di John Lennon e, come ha scritto letteralmente ogni giornale italiano, “lancia il suo messaggio di pace”. Con tutta la simpatia per la cantante, direi che ci saremmo anche stancati, dopo 8 mesi e più di 35k morti, di questa retorica melensa e PERICOLOSA. Scriveva Fisher che il capitalismo produce discorsi/eventi apparentemente di rottura, ma ai quali “possiamo partecipare tutti”. Ovvero che non incrinano nulla, che non trasformano nulla, che danno l’illusione di essere dalla parte giusta senza individuare alcun responsabile per i mali del mondo ( e dunque di fatto senza proporre alcuna soluzione). La parola PACE è spesso al centro di questa strategia. Chi vuole che la gente soffra? Muoia? Debba scappare dalla propria casa o vederla distrutta? NESSUNO. Dunque chi vuole la guerra (e non la pace)? NESSUNO. Chi è responsabile di questi morti (o della crisi climatica, o delle condizioni di sfruttamento sul lavoro, etc.)? Nessuno, perché nessuno li vuole. Sono semplicemente COSE CHE CAPITANO. Si tratta della stessa strategia che prevede, di fronte al dilagare del razzismo negli USA, alle violenze della polizia che lo slogan da usare non sia “le vite delle persone nere contano” (BLM) ma “TUTTE LE VITE CONTANO”. Diviene irrilevante chi concretamente viene ucciso/sfruttato/discriminato, scompaiono vittime e responsabili, cancellati da un appello astratto al valore di tutte le vite. Di fronte a un genoc1di0, non solo non basta affermare: “vogliamo vivere in pace” “W la pace”, ma è anche pericoloso, perché cancella, annega nella melassa, la semplice evidenza che è necessario dire che chi opprime, chi stermina deve essere fermato ad ogni costo. Quali sono, insomma, le condizioni REALI della pace che invochiamo: la cancellazione di un popolo? O il suo riconoscimento? Bisogna avere il coraggio di dire che le vite palestinesi contano, che la pace che vogliono gli oppressori significa stermino, che “fanno il deserto e lo chiamano pace”. 🍉❤Likes : 8007

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Caption : 28.10.23 – Quanto sei bella Roma ❤💚🤍🖤Likes : 3033

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Caption : Avete fatto il tampone? Siete positivi? Bhe non siete soli (no, io per fortuna no 🤘 ma molti dei miei conoscenti lo sono). Ma siamo sicuri che tamponarsi sia una questione di responsabilità individuale e un costo che dobbiamo sopportare noi come privatə cittadinə? Io dico di no. Negli USA stanno per inviare 500 milioni di tamponi gratuiti alla popolazione. Significa che si può fare se c’è la volontà politica, anche da noi in Italia.Likes : 2872

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Caption : 4 argomentazioni che dimostrano come il maschilismo non sia solo roba da maschi. @caraseimaschilistaLikes : 2672

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Caption : Da domani a Napoli piove per sette giorni di fila 🌩🌨 e da dopodomani, con tutta probabilità, avremo i neofascisti al Governo. Insomma, c’è poco da stare allegri. Eppure qualcosa di buono questa campagna elettorale ce l’ha regalata: abbiamo avuto tanto sostegno: da Pablo Iglesias di Podemos e Jean-Luc Mélenchon de La France Insoumise, persone stanno facendo la storia della sinistra. Artisti, intellettuali. È un grande orgoglio, soprattutto perché siamo piccoli, perché sostenere noi è una scelta di cuore. Ma è anche una scelta di testa: di fronte all’esaurimento (sic!) della sinistra nel nostro Paese, alle oggettive difficoltà delle organizzazioni, delle lotte e dei movimenti, è importante che resti un fronte, piccolo ma tosto, a ricordare che l’ingiustizia, la rassegnazione, non sono “naturali”, né inevitabili. Un argine al “realismo capitalista” imperante. Come dicevo sono molto orgogliosa di questi endorsement, come lo sono di quelli di persone come @elisacuter , Michela Grasso (@spaghettipolitics ), @alessandro_sahebi , @carlottavagnoli che potevano farsi i fatti loro e invece hanno scelto di sostenerci (❤🥲) e uscire dal rituale dell’attivismo on line che troppo spesso segue le regole del marketing per cui si supporta solo l’ovvio, ciò che non è divisivo e che, almeno nella propria bolla, è già vincente. Poi ci sono gli endorsement più belli di tutti: quelli invisibili di chi ha raccolto le firme per poterci presentare nella settimana di Ferragosto, degli attivisti giovanissimi ( che ieri sono in scesi in piazza per ricordarci che l’emergenza climatica e quella sociale sono una cosa sola, che hanno contestato (prendendosi botte e – speriamo di no – denunce) quelli che si sentono incontestabili, quelli che hanno messo mano al portafogli per tornare a casa dalla città dove studiano o lavorano, anche solo per poche ore, per segnare una X sulla scheda. Domani non facciamoci spaventare dalla pioggia, non facciamoci spaventare dalla difficoltà (enorme) del momento e del nostro compito. Ricordiamoci che non siamo soli e che da dopodomani inizia il “bello” e noi, questa è una certezza, ci saremo.Likes : 2610

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Caption : Perche la povertà viene considerata una colpa e una vergogna? C’è una contraddizione che viene continuamente rimossa: quella di classe. Puoi (in teoria, ancora in ambienti “eletti”, ovvio) essere ciò che vuoi, tranne che povero. Ma perchè? Forse anche perchè è l’unica “differenza” che non può essere messa a frutto, a valore, che non può essere trasformata in marketing: lo abbiamo visto fare con il genere, con la “razza”*, ma non puoi farlo con la classe. Perchè manca il potere d’acquisto, perché non è un pubblico di acquirenti interessante, perché quella contraddizione (ma questo è un discorso più ampio) è insanabile. Da qui la vergogna: devi vergognarti perché non puoi comprare,ma solo, all’interno, se hai ancora qualcosa da vendere, essere comprato. *uso il termine in senso storico, evidentemente @kingmarracashLikes : 2560

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Caption : Perche la povertà viene considerata una colpa e una vergogna? C’è una contraddizione che viene continuamente rimossa: quella di classe. Puoi (in teoria, ancora in ambienti “eletti”, ovvio) essere ciò che vuoi, tranne che povero. Ma perchè? Forse anche perchè è l’unica “differenza” che non può essere messa a frutto, a valore, che non può essere trasformata in marketing: lo abbiamo visto fare con il genere, con la “razza”*, ma non puoi farlo con la classe. Perchè manca il potere d’acquisto, perché non è un pubblico di acquirenti interessante, perché quella contraddizione (ma questo è un discorso più ampio) è insanabile. Da qui la vergogna: devi vergognarti perché non puoi comprare,ma solo, all’interno, se hai ancora qualcosa da vendere, essere comprato. *uso il termine in senso storico, evidentemente @kingmarracashLikes : 2560

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Caption : Perche la povertà viene considerata una colpa e una vergogna? C’è una contraddizione che viene continuamente rimossa: quella di classe. Puoi (in teoria, ancora in ambienti “eletti”, ovvio) essere ciò che vuoi, tranne che povero. Ma perchè? Forse anche perchè è l’unica “differenza” che non può essere messa a frutto, a valore, che non può essere trasformata in marketing: lo abbiamo visto fare con il genere, con la “razza”*, ma non puoi farlo con la classe. Perchè manca il potere d’acquisto, perché non è un pubblico di acquirenti interessante, perché quella contraddizione (ma questo è un discorso più ampio) è insanabile. Da qui la vergogna: devi vergognarti perché non puoi comprare,ma solo, all’interno, se hai ancora qualcosa da vendere, essere comprato. *uso il termine in senso storico, evidentemente @kingmarracashLikes : 2560

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Caption : Contestati e contestatori.Likes : 2353

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Caption : Cosa compri dandomi uno stipendio? Solo il mio tempo? Anche. Ma non solo. Questa adesione totale (mostrati divertito, dimostra che il tuo lavoro è la tua famiglia, i tuoi amici, il tuo “tutto”), introiettare il fatto che non ci sono orari, non ci sono confini tra dimensione privata, intima e professionale è qualcosa che fa male, profondamente. Che rischia di farci ammalare, di farci sentire spossessati, falliti, inadeguati, ridotti a “cosa”, a proprietà altrui. Quando ci battiamo per un lavoro più degno, non parliamo solo di contratti e di stipendi, ci battiamo per la nostra salute fisica e mentale, per relazioni più equilibrate, per una vita più degna a 360°.Likes : 2100

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Caption : Cosa compri dandomi uno stipendio? Solo il mio tempo? Anche. Ma non solo. Questa adesione totale (mostrati divertito, dimostra che il tuo lavoro è la tua famiglia, i tuoi amici, il tuo “tutto”), introiettare il fatto che non ci sono orari, non ci sono confini tra dimensione privata, intima e professionale è qualcosa che fa male, profondamente. Che rischia di farci ammalare, di farci sentire spossessati, falliti, inadeguati, ridotti a “cosa”, a proprietà altrui. Quando ci battiamo per un lavoro più degno, non parliamo solo di contratti e di stipendi, ci battiamo per la nostra salute fisica e mentale, per relazioni più equilibrate, per una vita più degna a 360°.Likes : 2100

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Caption : Cosa compri dandomi uno stipendio? Solo il mio tempo? Anche. Ma non solo. Questa adesione totale (mostrati divertito, dimostra che il tuo lavoro è la tua famiglia, i tuoi amici, il tuo “tutto”), introiettare il fatto che non ci sono orari, non ci sono confini tra dimensione privata, intima e professionale è qualcosa che fa male, profondamente. Che rischia di farci ammalare, di farci sentire spossessati, falliti, inadeguati, ridotti a “cosa”, a proprietà altrui. Quando ci battiamo per un lavoro più degno, non parliamo solo di contratti e di stipendi, ci battiamo per la nostra salute fisica e mentale, per relazioni più equilibrate, per una vita più degna a 360°.Likes : 2100

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Caption : Facciamo un esercizio di immaginazione. Avete letto i titoli dei giornali oggi? Nemmeno dopo la strage di ieri sono disposti a parlare di genocidio e a denunciare con chiarezza le atrocità di Isr. Ma visto che ci crogioliamo ancora nel dubbio, facciamo finta di credere all’ipotesi che più di cento persone siano morte nella calca per cercare di procurarsi un po’ di cibo. Di credere che, dopo aver visto ospedali bombardati, civili usati come bersagli mobili, prigionieri denudati e umiliati, corpi profanati, sia IMPOSSIBILE che l’esercito israeliano abbia deliberatamente sparato sulla folla. È parecchio difficile, ma proviamo a crederci. Un esercito occupante che rinchiude in un quadrato di terra centinaia di migliaia di persone e che, mentre li bombarda, guarda i superstiti morire di fame e di sete, bere dalle pozzanghere e mangiare l’erba. Che spera che mangino i corpi di altri esseri umani per sopravvivere. Che li riduce a una tale disperazione da calpestarsi a vicenda, da uccidersi per il pane, è meno colpevole? Hanno sparato, ma se anche non lo avessero fatto le loro azioni non sarebbero state meno criminali e disumane.Likes : 2099

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Caption : Facciamo un esercizio di immaginazione. Avete letto i titoli dei giornali oggi? Nemmeno dopo la strage di ieri sono disposti a parlare di genocidio e a denunciare con chiarezza le atrocità di Isr. Ma visto che ci crogioliamo ancora nel dubbio, facciamo finta di credere all’ipotesi che più di cento persone siano morte nella calca per cercare di procurarsi un po’ di cibo. Di credere che, dopo aver visto ospedali bombardati, civili usati come bersagli mobili, prigionieri denudati e umiliati, corpi profanati, sia IMPOSSIBILE che l’esercito israeliano abbia deliberatamente sparato sulla folla. È parecchio difficile, ma proviamo a crederci. Un esercito occupante che rinchiude in un quadrato di terra centinaia di migliaia di persone e che, mentre li bombarda, guarda i superstiti morire di fame e di sete, bere dalle pozzanghere e mangiare l’erba. Che spera che mangino i corpi di altri esseri umani per sopravvivere. Che li riduce a una tale disperazione da calpestarsi a vicenda, da uccidersi per il pane, è meno colpevole? Hanno sparato, ma se anche non lo avessero fatto le loro azioni non sarebbero state meno criminali e disumane.Likes : 2099

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Caption : Facciamo un esercizio di immaginazione. Avete letto i titoli dei giornali oggi? Nemmeno dopo la strage di ieri sono disposti a parlare di genocidio e a denunciare con chiarezza le atrocità di Isr. Ma visto che ci crogioliamo ancora nel dubbio, facciamo finta di credere all’ipotesi che più di cento persone siano morte nella calca per cercare di procurarsi un po’ di cibo. Di credere che, dopo aver visto ospedali bombardati, civili usati come bersagli mobili, prigionieri denudati e umiliati, corpi profanati, sia IMPOSSIBILE che l’esercito israeliano abbia deliberatamente sparato sulla folla. È parecchio difficile, ma proviamo a crederci. Un esercito occupante che rinchiude in un quadrato di terra centinaia di migliaia di persone e che, mentre li bombarda, guarda i superstiti morire di fame e di sete, bere dalle pozzanghere e mangiare l’erba. Che spera che mangino i corpi di altri esseri umani per sopravvivere. Che li riduce a una tale disperazione da calpestarsi a vicenda, da uccidersi per il pane, è meno colpevole? Hanno sparato, ma se anche non lo avessero fatto le loro azioni non sarebbero state meno criminali e disumane.Likes : 2099

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Caption : Posso dire che sta storia che è tutta colpa “dei boomer che ci hanno tolto il futuro se è salita la destra” che leggo praticamente dappertutto sui social è cretina almeno quanto quella “dei giovani d’oggi che, signora mia, non hanno più valori”? Potrei cavalcare anche io questa narrazione consolatoria (consolatoria perché i nuovi sarebbero, naturalmente, più avvertiti, migliori dei vecchi). Potrei dire che la mia (i quarantenni) è una generazione di ignavi e che le precedenti hanno sfruttato risorse, “abusato” di diritti* che le giovani generazioni si possono soltanto sognare. Ma sarebbe cadere in una trappola. La verità è che il disagio mentale (trascurato e negato), le condizioni di lavoro precarie e misere, gli affitti e le bollette alle stelle non sono questioni che riguardano solo i 20-30enni, anzi. Non cerchiamo soluzioni (e nemici) semplici di fronte a situazioni complicate, che qua la situazione è già seria di suo. E solo un patto intergenerazionale (e di classe) ci salverà. p.s. e co sta storia dell’italiano medio siete pure un po’ snob, fatevelo dire *i diritti non sono ma “troppi”: se un’altra categoria, nazionalità o generazione di lavorator ne ha più di noi questo non ci indebolisce, ma ci rafforza (e dunque dovremmo lottare perché non li perda)Likes : 1968

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Caption : Un post molto personale. Contro ogni regola dell’instagram posto una foto in cui mi sento veramente brutta, e no, non è la foto ad essere venuta male, ero io che stavo male. E non solo per i tanti chili in più che mi facevano sentire a disagio, perché avevo qualche problema di salute, perché ero gonfia per la mancanza cronica di sonno. Io non so fare tante cose: non so guidare, nuotare, andare in bici e sistemarmi i capelli. Sono quasi sempre in imbarazzo nelle situazioni formali. Però so parlare. Ecco io non riuscivo più a parlare, come se quel corpo sgraziato, la selvatichezza di due anni chiusa in casa (il mio lockdown è iniziato con qualche mese di anticipo…) mi impedisse di mettermi in connessione, di dire cose degne di essere ascoltate. Non mi volevo e dunque, di conseguenza, non mi potevo dare più. Potevo ripetere, rielaborare quello che avevo studiato, ma non restituire l’eco che certe riflessioni producevano dentro di me – il dolore, la rabbia, la gioia. Anche parlando di filosofia, anche (soprattutto) parlando di politica. Ero un tronco cavo che a batterci il pugno produceva solo un suono sordo. Questa foto mi ritrae nel primo momento in cui ho parlato in pubblico dopo tanto tempo (era la Festa della filosofia organizzata da @tlon.it , che non ringrazierò mai abbastanza per quello che per me quella giornata ha significato). Scesa dal palco ho visto che alcune persone si erano commosse, alcune mi hanno abbracciato. E io mi sono detta che forse, nonostante tutto, non mi ero inaridita una volta e per sempre. Quella sera ho dormito su un materassino gonfiabile a casa di @margherita.cantelli (che non aveva ancora comprato il divano!) con @proletkult_ che poche ore dopo doveva partire per il Venezuela. Eppure ho dormito bene. E dopo tanto tempo non mi sono sentita ingombrante e inutile, una massa di pasta lievitata senza voce. Vorrei dirvi che quest’anno, in cui per me sono cambiate tante cose – casa, situazione sentimentale, lavoro, forma della mia militanza – mi ha dato la conferma e la prova che sbagliavo a sentirmi disprezzata e a disprezzarmi, ma purtroppo non è così. Eppure, non mi sento più un tronco secco e questo, per adesso, direi che mi basta.Likes : 1933

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Caption : Giovanna Botteri in diretta TV, al tg3, spiega come fanno i combattenti ucraini a rendere “più forte” l’effetto delle loro molotov (video nelle storie). Che significa più forte? Più letale, più devastante. Lo fa con il sorriso sulle labbra e con il culo sul divano di casa sua, come se stesse commentando una partita di pallone. Non c’è un cazzo da ridere, Giovanna, proprio niente.Likes : 1779

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Caption : Ovviamente è un’iperbole. Però un fondo di verità ci sta, perché finalmente mentre tutti si affannano a salvarsi la faccia piantando un alberello mentre hanno distrutto foreste, mettendo il loghetto del pride mentre fanno lavorare la gente in condizioni disumane, arriva una (forse meno accorta, forse peggio consigliata o solo più cinica) e dice le cose come stanno: a noi dei lavoratori e delle lavoratrici, dei loro diritti, delle loro vite, ce ne sbatte il cazzo, vogliamo fatturà.Likes : 1763

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Caption : Le nostre Veneri influencer 🌊🌸❤Likes : 1732

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Caption : Domani, tre anni. #orso #lorenzoorsetti #kurdistan #bijikurdistan P.s. la seconda foto è stata scattata nel novembre di quell’anno, dopo una bellissima iniziativa con Alessandro Orsetti e @social_mentepericolosa @exopgjesopazzoLikes : 1612

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Caption : Domani, tre anni. #orso #lorenzoorsetti #kurdistan #bijikurdistan P.s. la seconda foto è stata scattata nel novembre di quell’anno, dopo una bellissima iniziativa con Alessandro Orsetti e @social_mentepericolosa @exopgjesopazzoLikes : 1612
![Viola Carofalo - 1.5K Likes - L'Olocausto è stato l'eccezione o la regola?
1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo.
Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
"La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata" (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25)
"Io uso questo termine Olocausto mal volentieri... Filologicamente è sbagliato" (P. Levi, Conversazioni e interviste,
[Continua nei commenti]](https://www.gethucinema.com/wp-content/uploads/2024/07/Viola-Carofalo-8-a8fuj2134.jpg)
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Caption : L’Olocausto è stato l’eccezione o la regola? 1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo. Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l’analisi della situazione attuale? Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di “follia di massa”, piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell’orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali. Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l’aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà. 2) Parlando dell’”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l’eccezionalità del sacrificio, non l’ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato – le camere a gas come industria della morte. Non c’è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l’intera modernità occidentale. Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell’umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l’Altro. “Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino” (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93) “La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata” (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25) “Io uso questo termine Olocausto mal volentieri… Filologicamente è sbagliato” (P. Levi, Conversazioni e interviste, [Continua nei commenti]Likes : 1494
![Viola Carofalo - 1.5K Likes - L'Olocausto è stato l'eccezione o la regola?
1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo.
Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
"La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata" (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25)
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Caption : L’Olocausto è stato l’eccezione o la regola? 1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo. Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l’analisi della situazione attuale? Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di “follia di massa”, piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell’orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali. Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l’aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà. 2) Parlando dell’”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l’eccezionalità del sacrificio, non l’ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato – le camere a gas come industria della morte. Non c’è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l’intera modernità occidentale. Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell’umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l’Altro. “Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino” (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93) “La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata” (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25) “Io uso questo termine Olocausto mal volentieri… Filologicamente è sbagliato” (P. Levi, Conversazioni e interviste, [Continua nei commenti]Likes : 1494
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Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
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Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
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1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo.
Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
"La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata" (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25)
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Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
"La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata" (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25)
"Io uso questo termine Olocausto mal volentieri... Filologicamente è sbagliato" (P. Levi, Conversazioni e interviste,
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Caption : L’Olocausto è stato l’eccezione o la regola? 1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo. Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l’analisi della situazione attuale? Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di “follia di massa”, piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell’orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali. Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l’aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà. 2) Parlando dell’”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l’eccezionalità del sacrificio, non l’ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato – le camere a gas come industria della morte. Non c’è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l’intera modernità occidentale. Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell’umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l’Altro. “Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino” (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93) “La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata” (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25) “Io uso questo termine Olocausto mal volentieri… Filologicamente è sbagliato” (P. Levi, Conversazioni e interviste, [Continua nei commenti]Likes : 1494
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1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo.
Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l'analisi della situazione attuale?
Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di "follia di massa", piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell'orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali.
Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l'aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà.
2) Parlando dell'”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l'eccezionalità del sacrificio, non l'ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato - le camere a gas come industria della morte.
Non c'è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l'intera modernità occidentale.
Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell'umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l'Altro.
"Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino" (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93)
"La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata" (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25)
"Io uso questo termine Olocausto mal volentieri... Filologicamente è sbagliato" (P. Levi, Conversazioni e interviste,
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Caption : L’Olocausto è stato l’eccezione o la regola? 1) Partiamo da un’affermazione che abbiamo letto tante volte: Hitler era un pazzo. Perché questa affermazione è sbagliata e pericolosa e che cosa ha a che fare con l’analisi della situazione attuale? Adesso abbiamo sentito dire che quello che è accaduto durante il nazionalsocialismo è il prodotto di menti malate. Ma basta una riflessione un po’ più approfondita e attenta per capire che se tanti hanno compiuto atti tremendi e criminali, se tanti hanno assistito in silenzio, questo non può essere attribuibile a una sorta di “follia di massa”, piuttosto a una condizione storica e sociale che si è preparata nel tempo e che è sfociata nell’orrore dei campi di sterminio e delle persecuzioni razziali. Non sono i “mostri”, i “deviati”, i “malati” ad aver prodotto ciò che conosciamo, ma persone ordinarie. Proprio questo è l’aspetto che ci fa più paura del nazionalsocialismo (e che dovrebbe continuare a farci paura ancora adesso) non la sua straordinarietà. 2) Parlando dell’”Olocausto” Giorgio Agamben sottolinea quanto questo termine sia di fatto inappropriato: esso riguarda infatti l’eccezionalità del sacrificio, non l’ordinarietà e la banalità di uno sterminio tecnico e pianificato – le camere a gas come industria della morte. Non c’è soltanto questo, Agamben, senza sminuire in alcun modo la tragicità di quanto si è consumato ad Auschwitz, sottolinea che il campo, nella sua forma più visibile ed estrema, il campo di sterminio, è il modello su cui si plasma l’intera modernità occidentale. Il campo è stato sperimentato nelle colonie, la gerarchizzazione dell’umano su cui si basa il razzismo di colonizzazione e di sterminio è un principio che è stato ripetutamente applicato, che ha strutturato il nostro modo di vedere e di sentire l’Altro. “Chiamando martiri le vittime del nazismo mistifichiamo il loro destino” (B. Bettelheim, Sopravvivere, p. 93) “La dottrina del martirio nasce per giustificare lo scandalo di una morte insensata” (G. Agamben, Mezzi senza fine, p. 25) “Io uso questo termine Olocausto mal volentieri… Filologicamente è sbagliato” (P. Levi, Conversazioni e interviste, [Continua nei commenti]Likes : 1494

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Caption : Ignazio la Russa ci insegna cosa può significare “famiglia” Premessa necessaria: sulla presunta violenza sessuale perpetrata dal figlio IlR non si esprime da semplice genitore, esprime inevitabilmente – e ne è consapevole – tutta la forza e la minacciosità data dal suo rivestire una delle più alte cariche dello Stato: minaccia le donne (se denuncerete non sarete credute e sarete semplicemente considerate come le “puttane” drogate e bugiarde che siete), minaccia gli inquirenti e la magistratura (mio figlio l’ho già interrogato io – notiamo il verbo – e vi garantisco che non ha fatto nulla di male). Vorrei per un momento tenere da parte questo aspetto istituzionale per provare a leggere quello genitoriale. Cos’è la famiglia? È il dentro, lo spazio della protezione, ma anche lo spazio che dovrebbe educarci e accompagnarci verso il “fuori”, lo spazio della comunità. Scrive Schulman (nel suo “Il conflitto non è abuso”) che però nella famiglia spesso si sviluppa una “strana versione antisociale di lealtà in cui dimostriamo amore (…) sostenendo qualsiasi atto reprensibile commesso ai danni di altre persone”. Così “una famiglia può essere un esempio positivo di comunità costruita per aiutare a trattare gli altri membri in modo etico” o “può diventare l’archetipo del gruppo nocivo” (p. 249) Le dichiarazioni di IlR sono anche questo: la materializzazione di come la famiglia – che assume come unico valore la protezione a tutti i costi dei suoi membri e dei loro privilegi – possa essere un gruppo nocivo. E la brutta notizia è che non c’è bisogno di spingersi così lontano. Esempi analoghi – in più piccola scala di visibilità e gravità – possiamo trovarli ovunque. Per questo decostruire una certa concezione di famiglia non significa solo combattere l’eteronormatività ma, in maniera ancora più estesa, un modello che confligge con la possibilità di superamento dell’ingiustizia e la distruzione del privilegio.Likes : 1397

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Caption : Lo so che oggi si dovrebbe parlare d’altro, pensare ad altro, che ci sono cose più serie e importanti. Ma auguri a noi @exopgjesopazzo ! 5 2 anni d’amore e di lotta ❤✊Likes : 1297

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Caption : Oggi in Francia su è votato per l’elezione del Presidente, andranno al ballottaggio Macron e Le Pen. Male, molto male. Ma J.L. Melanchon li segue a ruota con un gran risultato (21%). Questa foto è di 4 anni fa @exopgjesopazzo , ci sono molto affezionata, il perché lo trovate tutto nelle parole di @salvatore_prinzi “Non avete idea di quante persone “famose” conosciamo (…) che in privato ci dicono: sì io sono d’accordo con voi, ma non posso espormi perché siete piccoli, perché non voglio associarmi a un partito politico, perché, perché… Perché in definitiva ci vado a perdere (…). Tutti a farsi i calcoli. Mélenchon se ne fregava di questi ragionamenti che alla fine rispecchiano l’ordine valoriale dei padroni. Perché noi non siamo mai stati dove conviene, dove ci torna qualcosa, ma dove è giusto. Sapeva che noi avremmo preso molto poco, noi non gli avevamo mentito. Sapeva che era un miracolo in Italia per un movimento di alternativa radicale, oscurato dai media, superare l’1%. “Io me ne frego di quanto prenderete. Non è questo che conta. L’importante è che ci siate. Che in Italia sia finalmente nato qualcosa di nuovo”. E anche dopo le elezioni, ci invitò a continuare, a costruire a poco a poco radicamento, perché anche a loro i risultati erano giunti con tempo e fatica. Ecco, stasera, vedendo che Mélenchon sta sfiorando il miracolo, è andato oltre il 20% – nonostante sia da anni attaccato dai media, che ovviamente preferiscono parlare dell’estrema destra per poter poi presentare Macron come “baluardo” di civiltà; nonostante la stessa sinistra lo abbia chiamato “bollito”, denigrato – non posso non pensare che la chiave del successo dell’Union Populaire sta anche in questo atteggiamento. Non è un caso se Mélenchon è il più votato fra i giovani fino a 35 anni, nei Territori di Oltremare, fra le parti più attive della società… Umiltà, voglia di imparare, coraggio per le proprie idee, nessuna subordinazione mentale ai valori dei nostri nemici, sapere che a volte ci vuole tempo, che da qualche parte bisogna pur partire. E COERENZA.”Likes : 1188